Cosa vedere

L’Appennino emiliano ed i suoi dintorni non offrono solo una natura ancora incontaminata e scorci paesaggistici di rara bellezza, ma danno anche la possibilità di approfondimenti culturali, storici ed artistici di tutto rispetto.
Di seguito alcuni spunti che non hanno la pretesa di fornire un elenco completo e sono solo una minima parte delle emergenze che possono essere visitate sul territorio: non solo la vostra curiosità’ ed intraprendenza vi porteranno a vivere piccole e grandi avventure inimmaginabili, ma potrete chiedere il servizio di una Guida Ambientale Escursionistica multilingue, che vi accompagni e approfondisca la vostra conoscenza del territorio stesso.
Se interessati potrete chiedere questo servizio al momento della prenotazione.

Grotte e Cascata di Labante

Considerate il principale esempio di travertini in Italia, le grotte di Labante, classificate come sito di importanza comunitaria (SIC), sono il risultato di un fenomeno carsico che vede la formazione di un particolare travertino chiamato “Sponga”. Potrete osservare sulla cavità maggiore un’alta cascata fra muschio e piante rigogliose mentre nella grotta più piccola abbondano spettacolari stalattiti. Già gli etruschi utilizzavano a scopi costruttivi il travertino di queste grotte, che troviamo impiegato in epoca più recente per la costruzione del vicino santuario di Brasa.

Casa delle Fate

Si tratta di un bosco vicino al centro sportivo di Castel d’Aiano, molto adatto anche ai bambini, nel quale potrete fare una facilissima escursione e vedere particolarità come la Roccia di Munch, il troco Giraffa, La Grotta dell’Uomo Selvatico e la Casa delle Fate. Questo luogo è raggiungibile a piedi dalla Locanda con una mezz’ora di passeggiata, oppure in due minuti di auto.

Orrido di Gea

Si tratta di un luogo particolarmente suggestivo, in un ambiente naturale primitivo e selvaggio, circondato da ripide pareti rocciose. Tra i massi alcune sorgenti formano piccole cascate e limpide pozze. Il caratteristico ambiente incontaminato rende la zona favorevole alla crescita spontanea di numerose specie botaniche. Lungo l’itinerario, che si sviluppa da Villa d'Aiano a Montese, sono ancora presenti resti di antichi mulini ad acqua tra cui le grandi macine. Da ricordare che il mulino un tempo era considerato di notevole importanza per la popolazione locale.

Porretta Terme, Lizzano, Vidiciatico, Madonna dell’Acero

Sono numerose le località turistiche di questa zona ed ognuno troverà interessanti attività in ognuna di esse. In particolare meritano una menzione Lizzano in Belvedere, Vidiciatico e Porretta Terme. A Madonna dell’Acero, troverete un meraviglioso santuario a 1200 m di altitudine, incorniciato dai monti del parco regionale, meta turistica d'obbligo quando si visita questa zona. Altre localita’ interessanti sono Gaggio Montano, Montese e Rocca Pitigliana.

Corno alle scale

L’imponente dorsale del Corno alle Scale (1944 m) e’ la cima più alta del Parco e di tutto l’Appennino Bolognese; essa prosegue a Nord nel Monte La Nuda (1828 m), mentre verso Est, a dominare la Valle del Silla, si staglia il Monte Gennaio (1812 m). A ridosso dei due principali centri abitati, Lizzano in Belvedere e Vidiciatico, troviamo rispettivamente la boscosa propaggine del Monte Pizzo (1194 m) e il Monte Grande (1531 m). I versanti, che presentano caratteristiche molto diverse nelle due valli, sono in gran parte ammantati dai boschi di faggio che alle quote più alte lasciano il posto al mirtillo ed alle praterie sommitali. Tre strutture ricettive: a Pianaccio, Pian D’Ivo (in località Madonna dell’Acero) e Poggiolforato sorgono rispettivamente due Centri Visita e il Museo Etnografico. Una organizzata rete di sentieri, mulattiere e strade forestali raggiunge gli ambienti più significativi e tutte le cime principali.

Pieve di Roffeno

Questa chiesa risalente probabilmente ancora prima dell’anno 1000 è stata bombardata ed in seguito ricostruita in malo modo rovinando il chiostro e tutta l’area abbaziale ma la cripta rimane comunque un piccolo gioiello. Rocca di Roffeno è un’importante testimonianza del passato glorioso in epoca medievale: qui ci sono la più antica Pieve (già segnalata come luogo del cuore Pieve di Roffeno) e anche il più antico tabernacolo ligneo tutt’ora esistente dell’arcidiocesi di Bologna. In più leggende e storia si fondono alla ricerca del castello dove Azzo Roffeno cercò di resistere all’assedio dei bolognesi probabilmente collocato nell’attuale casa torre del Monzone. Il Monzone casa torre risalente forse al 1200 (o anche prima) dove soggiornò anche Giorgio Morandi all’inizio della sua carriera. ben 18 opere furono eseguite qui nei mesi estivi del suo soggiorno per vacanze.

Parco dei Sassi di Roccamalatina

Il Parco dei Sassi di Roccamalatina protegge 2.300 ettari di territorio adagiato sulle colline del Medio Appennino Modenese fatto di antichi castagneti, boschi e coltivi, nel cui centro svettano imponenti le guglie arenacee dei Sassi. Un'ampia biodiversità di habitat concentrata in poco spazio, permette la presenza di una flora variegata e di numerose specie faunistiche, sparse su un'ampia varietà di ambienti che aggiungono valore al territorio protetto: dai castagneti degli ambiti montani agli incolti argillosi di bassa collina, dai boschi ripariali dei greti fluviali ai fenomeni di carsismo delle grotte e inghiottitoi, dai coltivi collinari ai piccoli borghi medievali.

Rocchetta Mattei

Il castello “Rocchetta” venne edificato a partire dal 1850 dal Conte Cesare Mattei sulle rovine di un precedente castello medioevale dell’anno mille. Il conte, alla ricerca di una medicina alternativa che chiamò “elettromeopatia” costruì il castello in stile prevalentemente moresco, modificandolo tuttavia diverse volte. La produzione dei rimedi elettromeopatici venne successivamente spostata a Bologna nel 1904 dal figlio adottivo Mario Venturoli-Mattei che abitò nel castello fino all’avvento della seconda guerra mondiale. Il comando tedesco delle SS occupò il castello vandalizzandolo e derubando gli oggetti di pregio. Nel dopoguerra per farlo divenire una attrazione turistica, venne ulteriormente modificato, creando parti nuove, alcune discutibili. A causa di irregolarità statiche e per la sicurezza dei visitatori, il castello venne chiuso fino al 2005 quando, rilevato dalla Fondazione CARISBO venne riaperto nel 2015 dopo importanti lavori di ristrutturazione. Oggi è in gestione al comune di Grizzana Morandi.